lunedì 9 dicembre 2013

Seconda perlustrazione - Monzuno - Passo della Futa

La giornata inizia presto, solita sveglia nella notte, per riuscire a sfruttare al meglio la mattinata. Solita colazione con il gatto accanto e solite difficoltà nel riempire il camel bag con gli occhi semi chiusi a causa del sonno. Mi metto in macchina e i km scorrono veloci, mentre il sole inizia a illuminare la giornata.
Arrivo a Monzuno e appena scendo dalla macchina faccio la prima foto.

La giornata sembra iniziare nella maniera migliore. Parto deciso, individuando subito i primi segnali indicanti la via degli dei. Purtoppo dopo un paio di svolte, un cartello di dubbia moralità mi induce in errore, facendomi virare verso valle, invece che verso monte. L'errore mi costa un paio di km in più ed un ritardo sicuro all'appuntamento con Giacomo, che mi sta attendendo a Madonna dei Fornelli.
Anche alcuni caprioli mi guardano esterefatti. 


Un paio di telefonate e, mappe alla mano, decidiamo di trovarci con Giacomo nel paesino di Cedrecchia. Da li si parte assieme, verso Madonna dei Fornelli prima e poi lungo il sentiero 019 che ricalca la via degli dei, conservando ancora dei resti di selciato romano.
Mano a mano che il sentiero si arrampica lungo la collina la neve aumenta, ed aumentano anche i cacciatori. Eh si, ci troviamo in una battuta di caccia al cinghiale, che si dipana sul tratto boschivo ricompreso tra la località del Passeggere e la Futa. Raggiunto il punto più alto, circa 1200 metri, la neve inizia a farsi pesante, sia a livello mentale che muscolare. Troviamo circa trenta centimetri di neve, che non sono poi così simpatici da affrontare. Anche solo camminare in salita è un bello sforzo, per fortuna da li in poi è quasi tutta discesa. Fangosa, ma sempre e comunque discesa, fino al passo della futa. Scendendo di quota infatti, la neve disciolta e il passaggio di alcuni mezzi pesanti, hanno ridotto la strada come un acquitrinio. 
Proprio in prossimità della strada, Giacomo viene colpito da un violento attacco di crampi, che lo costringono ad un simpatico bagno nel fango che, si sa, fa bene alla pelle :-) 
Tutto sommato una buona uscita, da ripetere per riuscire a memorizzare il percorso corretto, che gira appena sotto la cima del monte Venere, dove forse varrà la pena di includere una variazione che ricomprende anche una fonte d'acqua.
Questa impresa è molto stimolante, ma bisogna ammettere che in compagnia lo è ancora di più!
Avanti tutta, pronti alla prossima uscita, prima che calino le gelide coltri invernali.

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