lunedì 4 luglio 2011

LUT 2011 - La Mia Cronaca

Il viaggio

.. per chi avesse voglia di un riepilogo della mia Lut basta solo armarsi di santa pazienza e cliccare su "LEGGI TUTTO" qui sotto :)




Mi sveglio in albergo, sono circa le 18, ho dormito un'ora e mezza ma ora non riesco più a stare steso. Devo ricontrollare lo zaino, terminare di preparare tutto, la tensione si sente, col passare delle ore diventa desiderio irrefrenabile di corsa.. ma ancora manca del tempo alla partenza.
Trascorro alcune ore con Hari ed Mt, che mi sono sempre stati accanto in questa esperienza, cena in Hotel senza strafare e poi recupero le ultime cose prima di metterci in moto verso il Palazzo del ghiaccio di Auronzo dove entro le 22 devo consegnare il vestiario di ricambio che l'organizzazione porterà al Km. 44.
L'albergo non dista molto dal Palaghiaccio, arriviamo in anticipo e poi ci mettiamo comodi (con un freddo assurdo) ad attendere il briefing delle 23. Intanto faccio due chiacchiere con Alessandro di Ferrara che ha lo stesso zaino del sottoscritto.
Arrivano anche Maurizio ed Alessandro, dopo di che Simone inizia il briefing, si prevedono temperature basse alla Forcella Lavaredo, zero gradi e vento in quota, io per fortuna ho venduto un rene per una giacca in goretex e mi sento tranquillo, la indosso già ad Auronzo, perchè fa veramente freddo, sembra di essere in pieno gennaio a Bologna!
Lasciamo il palaghiaccio verso le 23.30 per dirigerci verso Piazza Santa Giustina dove c'è la partenza / arrivo.
Oramai ci siamo, non sono nemmeno più agitato di tanto, in testa continuo a ripetermi che non devo strafare, intanto la mente fa una rapida carrellata su tutto e niente, ritorno rapidamente in me stesso perchè oramai manca poco, parte il conto alla rovescia, da venti a zero.. e si parte.
Frontale accesa, lungo le vie di auronzo, inizia il viaggio, è mezzanotte.
I primi km scorrono via troppo veloci, con 5 kg e oltre in spalla non è proprio il massimo per il sottoscritto tenere il passo dei 6 minuti a km, soprattutto in vista di quello che mi aspetta. Rallento un attimo e la ciclabile passa in fretta con i suoi su e giù, poi un pezzo di asfalto abbastanza noioso per arrivare all'inizio della salita della Val Marzon che dapprima su asfalto e poi con un lungo sterrato in single track ci porta al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo.
L'ascesa è veramente dura, più di 1500 metri di dislivello; il buio di una notte stellata ma senza luna, il vento che si faceva via via più presente ed una pendenza pressochè costante sono stati i compagni durante questa salita.
Alle 02.50 circa mi accorgo che sopra di me, nel buio più totale, una figura appare colorata di un nero profondissimo, la sagoma delle tre cime.
Guardando in alto la fila di luci che sale quasi continua lungo il fianco della montagna lascia intuire la parte finale del percorso che mi porterà al primo ristoro, al Rifugio Lavaredo.
Fa molto freddo e nonostante sia vestito come in pieno inverno, inizio a perdere sensibilità a pollice ed indice di entrambe le mani, per fortuna al ristoro danno del the caldo, che mi aiuta un attimo ad aspettare il sorgere del sole, senza fermarmi a mettere un secondo paio di guanti per non perdere troppo calore. Vedo qualcuno che soffre il freddo fermarsi per cercare di riprendere calore. Vado avanti, supero forcella Lavaredo, conosco questo tratto di sentiero e mi metto a correre, una sensazione spettacolare. Avevo già corso qui tre settimane fa, ma adesso è ancora più speciale, una luce soffusa sta dando colore e forma alle cose, la notte è oramai finita.
Non si arriva nemmeno al rifugio Locatelli e si taglia sinistra per scendere giù in discesa prima per la val Rinbon e poi per la val Rimbianco. Una sensazione unica, in discesa vado che è un piacere, anche se ancora serve la frontale per illuminare il sentiero. Sorpasso un bel pò di persone e mi diverto moltissimo, mi sembra di volare... pagherò caro questo sforzo.. ma forse è la sensazione podistica più forte che mi è rimasta addosso.
Si transita all'alba da Malga Rinbianco, mangio a più non posso, poi si riparte per la discesa verso il lago di Misurina, prima di arrivare alla famosa località turistica passiamo dal lago d'Antorno, più piccolo ma molto affascinante, dove nei due giorni precedenti siamo venuti con Mt ed Hari alla scoperta delle meraviglie delle dolomiti. Sorrido mentre percorro di corsa il ponticello di legno dove il giorno prima correvo dietro al gatto legato al guinzaglio.. eravamo saliti qui in macchina, ora sto scendendo di corsa.. con 30 km nelle gambe e ancora delle ottime sensazioni.
Il percorso non è durissimo, ancora un pò di saliscendi percorsi senza strafare e poi una discesa che mi riporta a pochi Km da AUronzo a poco più di 1000 metri d'altezza. Villa Gregoriana, 44 km macinati, siamo a metà dell'impresa. Arrivo in poco più di otto ore.. due ore in anticipo rispetto alle mie previsioni, sono felicissimo, Mt è li ad aspettarmi (poveretta gli è toccata una sveglia alle 6.30), scambio con lei poche parole, tra volontari simpatici e cortesi, trailer compagni d'avventura, Alessandro che si era infortunato e si ritirava (in bocca al lupo per il recupero e per la UTMB).. insomma, non il massimo del romanticismo, ma un quadretto molto particolare.
Mancava la seconda parte, nella mia incoscienza speravo di strappare tempi fantasmagorici nella seconda parte che mi aspettavo più semplice della prima.. invece si rivelerà nettamente più pesante.
Riparto verso Forcella Grande, l'inizio della salita mi piace molto, sale regolare nel bosco, attraversa un paio di cascate bellissime, ma proprio all'altezza della seconda cascata inizia un ghiaione da paura in pieno sole che fa aumentare la pendenza e anche la sofferenza.
La stanchezza si fa sentire tutta, annaspo pesantemente, faccio fatica a camminare, ad un certo punto mi fermo a mangiare qualcosa per scongiurare almeno la crisi di fame, quella muscolare oramai sarebbe diventata una compagna fedele da li alla fine del percorso.
Questa salita interminabile sotto gli occhi della Torre dei Sabbioni mi porta infine ad affrontare la discesa più tecnica della gara, fatta di roccette e ghiaia, lungo questa discesa capisco che la mia caviglia sinistra non ce la fa più.. dovrò correre con estrema attenzione in discesa, il vantaggio rispetto al tempo limite della gara è notevole, il mio obiettivo oramai è quello di stringere i denti e di non farmi male.
Terminato il tratto di discesa con un paio di cadute senza conseguenze gravi mi fermo pressochè stravolto al rifugio San Marco. Dove decido di dare una svolta netta alla gara, entro e mi compro un panino con speck e formaggio e una bella fetta di torta tipo strudel. Mi siedo al tavolo e chiacchiero tranquillamente con altri trailer che avevano avuto la stessa idea.
La mente è tutta per la salita che mi porterà al rifugio Chiggiato, una ascesa con pendenza media oltre il venti per cento, ma per arrivare li ancora ce n'è di strada.. e i km sulle gambe sono già 55.
Per fortuna la giornata è di quelle che danno una carica eccezionale, il cielo è praticamente sempre limpido, le montagne sono sempre li come in una cartolina, sembrano quasi essere le spettatrici di questa corsa, quando invece sono le vere ed uniche protagoniste.
Riprese un attimo le energie riparto per forcella piccola, teoricamente una salita tranquilla, praticamente un'altra mazzata nelle ginocchia.
Dopo un lungo traverso molto spettacolare si arriva sotto al rifugio, dove il sentiero si inerpica senza pietà fino ad arrivare in cima, portandomi ancora oltre i 2000 metri e oltre il mio limite personale di fatica. Queste due salite hanno lasciato pesantemente il segno, in discesa cammino, le gambe le sento come due grissini, oramai devo amministrare le risorse ed arrivare in qualche modo ad Auronzo.
I mille metri di dislivello di discesa sono proprio quello che ci voleva, ogni due passi una fitta lancinante, per fortuna che a tre quarti della picchiata c'è il ristoro di Capanna degli Alpini dove mi mangio anche un bel piatto di pasta, oltre alla solita razione di torta, formaggio ed uvetta.
Riparto con calma, per fortuna trovo compagnia per poter camminare fino in fondo, ora c'è la salita del Chiggiato, +800 metri in 3 km. Costeggiamo il letto di un fiume in secca, prima di girare bruscamente a sinistra e prendere un sentierino che si inerpica lungo il fianco del monte, con una pendenza elevata e costante, che rapidamente (si fa per dire) ci riporta fin quasi a 2000 metri.
I chilometri sono 69, oramai scatta il conto alla rovescia, solo 17 chilometri e rotti alla fine.
Ce la si può fare.
Un pò di discesa e un pò di salita nel mezzo di un bel bosco verde ci portano al Rif. Baion, ultima tappa prima della fine. Teoricamente da qui fino ad Auronzo è tutta discesa, mancano meno di 13 km.
Sorge però un problema, per arrivare da qui alla larga strada bianca che porta ad Auronzo ci sono altri 200 metri di dislivello (ovviamente positivo)... ma quasi mi sembra di riacquisire le forze.. e mi sento meglio in salita che in discesa.. peccato che gli ultimi 10 km abbiano una pendenza negativa...
Si chiacchiera e si soffre mentre metro dopo metro si avvicina la fine del percorso, cerco di sbrigarmi e riprendo un pò a correre a 7 km dalla fine.. il dolore è ben vivo, ma stringo i denti e vado avanti, almeno per fare in modo di arrivare prima del calare della sera sotto lo striscione dell'arrivo.
Non riesco nemmeno ad immaginare di dover fermarmi per rimettermi la frontale. La discesa si fa via via più tecnica, fino a che non sbuchiamo dopo un'ultima picchiata nei pressi del lago di Auronzo, da li, dopo una breve salitina, si arriva sul rettilineo principale che conduce a Piazza Santa Giustina, dove scompaiono tutti i dolori e riprendo a correre, mentre in testa mi esplodono tutte le sensazioni e le immagini di questa che per me è stata una splendida impresa!

1 commento:

  1. Beh, complimenti e bella relazione!
    Quest'anno doveva essere anche la mia prima volta alla LUT; io e un mio amico avevamo optato per la LUTx2 poi una defezione e il poco allenamento ci hanno fatto rimandare... il 7 agosto in compenso parteciperò alla Camignada che non ha bisogno di presentazioni!

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