Una gara che inizia il giorno prima, con il trasferimento in treno Bologna-Parma-Pontremoli ed il pernottamento nel castello della medesima località, dove faccio conoscenza con altri trailer, Andrea, Jonathan e Uwe (spero di aver indovinato lo spelling), con i quali condivido la stanza.
Durante la notte il sonno è piuttosto spezzettato, la tensione si fa sentire, ma riesco sempre a riaddormentarmi in fretta fino a che arrivano le prime luci dell'alba a decretare definitivamente la fine del riposo.
Ci vestiamo, verifichiamo rapidamente i nostri zaini e poi ci dirigiamo a portare le borse verso le navette dirette a Bardi (ristoro di metà gara) e a Bobbio, l'arrivo.
Dopo una colazione al bar ci uniamo al gruppo di trailer in attesa del segnale di partenza, nella piazza del comune di Pontremoli, dalla quale alle otto in punto prendiamo il via.
La distanza è veramente ciclopica, 125 km sono difficili da visualizzare mentalmente, quindi parto con il freno a mano tirato, cercando di economizzare da subito le energie, rinunciando alla corsa appena il fiato inizia anche solo a farsi più corto.
La prima ascesa che affrontiamo è quella verso Borgallo, lascio andare avanti i compagni di stanza e cerco di proseguire con il mio passo. In salita raggiungo e ripasso Uwe, prima di lanciarmi giù dalla discesa verso Borgotaro dove riesco a riprendere anche Jonathan, assieme al quale raggiungiamo il ristoro. Il caldo intanto si fa sentire pesantemente, soprattutto nei tratti su asfalto, dove non abbiamo la protezione delle fronde degli alberi.
Al ristoro beviamo e mangiamo prima di ripartire verso i restanti 92 km mancanti all'arrivo. Mi accorgo di aver distrutto la calza sinistra, fortunatamente nella borsa-cambio ha Bardi ho quelli di ricambio.
Dopo un tratto pianeggiante su asfalto, la strada si impenna, verso Pradetto. La prima rampa è terrificante , il sole mi devasta e le forze sembrano finire di colpo. Mi trovo seduto su di un sasso a cercare le energie per ripartire. La sensazione è strana, è come se le gambe si rifiutassero di andare avanti. Jonathan procede giustamente con il suo passo, mi bagno per bene la testa e bevo prima di ripartire. Dopo qualche chilometro, passato il tratto più impervio della salita, le gambe riprendono a girare e riprendo un pò di ottimismo dopo il black-out.
I chilometri si susseguono fino a quando, intorno al 50° chilometro, ho un altro black out, sempre su uno strappo assassino. Stessa scena, seduto su di un sasso, bevo mangio e appena riprese le energie riparto. Con estrema fatica riesco a passare gli strappi mortali prima di Bardi e arrivo in anticipo rispetto ai cancelli al ristoro del 65° chilometro. Durante l'ultimo tratto con Uwe facciamo l'elastico, anche lui in crisi, con qualche problema di stomaco e la sensazione di vomito costante.
L'idea è quella di ripartire, appena riprese le energie, dopo una lavata rigenerante e, nel mio caso, un cambio di calze.
Qui finisce la mia Abbots way, nel rimettere le scarpe vengo colpito da un attacco di crampi mai provato prima in vita mia, i polpacci fremono scossi da fitte di dolore intense.. e per rimettere le mie cascadia ci impiego quasi mezz'ora...
Non me la sento di inoltrarmi di notte, nel bosco, per altri 60 chilometri in quelle condizioni. La voglia è tanta, ma la ragione prevale e li mi fermo.