Potrà sembrare strano, ma dopo le due ore la corsa assume una concretezza diversa.
Il movimento diventa meno aggressivo, minimale, così come la mente inizia a processare le cose in maniera differente. Sono i momenti più belli, quando il tempo perde di significato e ci si perde nelle emozioni.
Non riuscirò mai a spiegarlo con la dovuta precisione, ma una sensazione è rimasta impressa nella mia mente, affascinandomi e facendomi compagnia per tutta la durata dell'uscita.
Ho scoperto perchè amo la corsa, cosa la distingue da tutto il resto; il perchè riesce ad affascinare la parte più recondita della mia mente.
Tutto è racchiuso in quella frazione di secondo che divide la spinta delle dita di un piede dall'impatto con il suolo dell'altro. Quel momento affascinante dove si rimane in sospensione, appesi ad un filo, leggeri come se fossimo trasportati dal vento.
Un continuo alternarsi di fisicità terrena e di spinta verso l'alto, di voglia di andare più avanti, combattendo con le nostre energie contro il male supremo, l'inedia.
Questa è, per me, l'essenza vita. Questa è, per me, l'essenza della corsa.
Correre, in fondo, è un pò come volare!
lunedì 28 gennaio 2013
lunedì 21 gennaio 2013
Verso l'UltraBericus - Seconda Puntata - Galaverna "rinforzata" - 35k
Una domenica da lupi fa da cornice a questo secondo lungo per l'UBT.
Per riuscire a portare a casa il chilometraggio previsto, decido di raggiungere Pianoro direttamente da casa, correndo per i boschi partendo prima del sorgere del sole.
La pioggia, unitamente alla neve in fase di scioglimento, rendono ogni sentiero sterrato veramente duro da affrontare, soprattutto le salite, dove bisogna camminare con attenzione per evitare di "pattinare" all'indietro.
La prima salita è la più temibile, anche a causa delle gambe imballate, arrivato in cima il paesaggio mi ridà un pò di carica (le foto hanno un colorino un pò troppo finto, sarà stata la poca luce o la nebbia :P)
Ecco la vallata che mi si presenta davanti
La salitella successiva..
La discesa scorre bene ed il tratto di asfalto per raggiungere di nuovo il sentiero non mi pesa molto.
Incrocio un paio di branchi di cerbiatti, il primo dei quali si ferma stupito a fissarmi, scappando solamente al mio movimento anomalo per prendere il cellulare e fare una foto.
Chissà cosa avranno pensato :)
Cerco poi di individuare il sentiero giusto anche se ad un certo punto, pur di non perdermi del tutto, decido di tagliare direttamente verso la strada principale, rimandando a momenti migliori la perlustrazione di quella zona.
Poche centinaia di metri di asfalto e da dietro una macchina mi suona, mi risveglio dal mio torpore fatto di acqua nelle scarpe, mani gelate, musica nelle orecchie e nebbia in giro, per constatare che la macchina accanto a me aveva a bordo Mariagrazia ed Elisa, che stavano andando verso la partenza.
Chiedo quanto manca a Pianoro per avere un'idea... bene o male quello che mi aspettavo, mi aspetta quasi solo discesa.
Arrivo alla partenza (niente male come frase)
Trovo altri disperati come me che hanno affrontato pioggia e gelo, oltre a Mariagrazia ed Elisa sopra citate, troviamo anche Luca, Monica, Giacomo, Roberta, Giovanna e l'inossidabile cinghiale Piero.
Assieme a loro attendo la partenza della gara, facendo coppia fissa di cinghiali con Piero.
Devo ringraziarlo ancora una volta, senza di lui chissà come sarei arrivato! Invece in due tutto si affronta meglio e con più energia. Devo ammettere che anche i numerosi ristori mi hanno aiutato (specie il vin brulè dopo 2,5 km), ma la compagnia fa molto!
Raggiungiamo il traguardo dopo 2 ore e 12 minuti, sicuramente non un tempo da record, ma tenendo conto di pioggia sulla testa, della neve in alcuni tratti e delle gambe appesantite, direi proprio un gran bel risultato!
Dopo l'arrivo ancora mi mancano due chilometri per arrivare "a livello", ed ecco che ancora il Santo Cinghiale Piero mi accompagna in questa follia, fino a che finalmente si ritorna al coperto, per farsi una bella salsiccia alla griglia!
Una gran bella giornata, complimenti a tutti i finisher e .. avanti tutta! :)
Per riuscire a portare a casa il chilometraggio previsto, decido di raggiungere Pianoro direttamente da casa, correndo per i boschi partendo prima del sorgere del sole.
La pioggia, unitamente alla neve in fase di scioglimento, rendono ogni sentiero sterrato veramente duro da affrontare, soprattutto le salite, dove bisogna camminare con attenzione per evitare di "pattinare" all'indietro.
La prima salita è la più temibile, anche a causa delle gambe imballate, arrivato in cima il paesaggio mi ridà un pò di carica (le foto hanno un colorino un pò troppo finto, sarà stata la poca luce o la nebbia :P)
Ecco la vallata che mi si presenta davanti
La salitella successiva..
E laggiù in fondo, coperto dalla nebbia, Botteghino di Zocca, località di transito per dirigersi verso Pianoro.
La discesa scorre bene ed il tratto di asfalto per raggiungere di nuovo il sentiero non mi pesa molto.
Incrocio un paio di branchi di cerbiatti, il primo dei quali si ferma stupito a fissarmi, scappando solamente al mio movimento anomalo per prendere il cellulare e fare una foto.
Chissà cosa avranno pensato :)
Cerco poi di individuare il sentiero giusto anche se ad un certo punto, pur di non perdermi del tutto, decido di tagliare direttamente verso la strada principale, rimandando a momenti migliori la perlustrazione di quella zona.
Poche centinaia di metri di asfalto e da dietro una macchina mi suona, mi risveglio dal mio torpore fatto di acqua nelle scarpe, mani gelate, musica nelle orecchie e nebbia in giro, per constatare che la macchina accanto a me aveva a bordo Mariagrazia ed Elisa, che stavano andando verso la partenza.
Chiedo quanto manca a Pianoro per avere un'idea... bene o male quello che mi aspettavo, mi aspetta quasi solo discesa.
Arrivo alla partenza (niente male come frase)
Trovo altri disperati come me che hanno affrontato pioggia e gelo, oltre a Mariagrazia ed Elisa sopra citate, troviamo anche Luca, Monica, Giacomo, Roberta, Giovanna e l'inossidabile cinghiale Piero.
Assieme a loro attendo la partenza della gara, facendo coppia fissa di cinghiali con Piero.
Devo ringraziarlo ancora una volta, senza di lui chissà come sarei arrivato! Invece in due tutto si affronta meglio e con più energia. Devo ammettere che anche i numerosi ristori mi hanno aiutato (specie il vin brulè dopo 2,5 km), ma la compagnia fa molto!
Raggiungiamo il traguardo dopo 2 ore e 12 minuti, sicuramente non un tempo da record, ma tenendo conto di pioggia sulla testa, della neve in alcuni tratti e delle gambe appesantite, direi proprio un gran bel risultato!
Dopo l'arrivo ancora mi mancano due chilometri per arrivare "a livello", ed ecco che ancora il Santo Cinghiale Piero mi accompagna in questa follia, fino a che finalmente si ritorna al coperto, per farsi una bella salsiccia alla griglia!
Una gran bella giornata, complimenti a tutti i finisher e .. avanti tutta! :)
venerdì 18 gennaio 2013
Quello che è normale
Salgo rapidamente in casa, Piero sta arrivando sotto casa mia, ha nevicato tutto il pomeriggio.
Mariagrazia ed il gatto mi guardano sfrecciare verso le scarpe in Goretex e i guanti pesanti, il tempo di un saluto e due parole, mi cambio ed esco al gelo.
La neve scende leggera, patisco un pò di freddo rimanendo fermo, ma Piero non tarda.
Si parte.
Il sentiero è pesante e si perde aderenza, il nevischio si attacca alla faccia sferzata dal vento freddo di questa serata invernale. Fortuna aver cambiato equipaggiamento.
La strada continua a scorrere illuminata dalla frontale, parliamo in tranquillità, come possono fare due amici che corrono assieme sotto alla neve, condividendo sensazioni e pensieri.
Non scappiamo da nulla, non vogliamo evitare nessuno, cerchiamo solo di essere ancora più noi stessi, raggiungere una dimensione di benessere che la società esterna difficilmente offre, raggrinzita dalle troppe imposizioni e dai relativi doveri.
Mi sembra normale. E lo scrivo in tranquillità, coniugare l'amore per la propria famiglia con una passione che mi allontana dalla stessa.
Ma quando tornerò a casa, sarò me stesso, con più energie, con la mente serena e determinata a perseguire gli obiettivi della vita, quelli importanti, non quelli di vernice e cartone che ci permeano la pelle durante la giornata.
Normale è questo, arrivare alla base della salita, trovare il sentiero innevato ... e continuare a salire, passo dopo passo, metro dopo metro, affondando sempre di più, con i muscoli che si fanno sentire, il respiro corto.
Normale è non darsi per vinti, godere di ogni singola meraviglia che incrociamo lungo il sentiero, un paradiso innevato, lontano dalla concezione folle di mondo che ci siamo lasciati alle spalle.
Normale è arrivare in cima, arrivarci assieme sorpassando gli alterni momenti di difficoltà soggettiva, procedendo in squadra, gioendo assieme.
Normale è godere di questo, salutandosi con il gelo nelle ossa, ma la consapevolezza di aver scritto una pagina di vita importante, per noi normale, per altri irraggiungibile.
Mariagrazia ed il gatto mi guardano sfrecciare verso le scarpe in Goretex e i guanti pesanti, il tempo di un saluto e due parole, mi cambio ed esco al gelo.
La neve scende leggera, patisco un pò di freddo rimanendo fermo, ma Piero non tarda.
Si parte.
Il sentiero è pesante e si perde aderenza, il nevischio si attacca alla faccia sferzata dal vento freddo di questa serata invernale. Fortuna aver cambiato equipaggiamento.
La strada continua a scorrere illuminata dalla frontale, parliamo in tranquillità, come possono fare due amici che corrono assieme sotto alla neve, condividendo sensazioni e pensieri.
Non scappiamo da nulla, non vogliamo evitare nessuno, cerchiamo solo di essere ancora più noi stessi, raggiungere una dimensione di benessere che la società esterna difficilmente offre, raggrinzita dalle troppe imposizioni e dai relativi doveri.
Mi sembra normale. E lo scrivo in tranquillità, coniugare l'amore per la propria famiglia con una passione che mi allontana dalla stessa.
Ma quando tornerò a casa, sarò me stesso, con più energie, con la mente serena e determinata a perseguire gli obiettivi della vita, quelli importanti, non quelli di vernice e cartone che ci permeano la pelle durante la giornata.
Normale è questo, arrivare alla base della salita, trovare il sentiero innevato ... e continuare a salire, passo dopo passo, metro dopo metro, affondando sempre di più, con i muscoli che si fanno sentire, il respiro corto.
Normale è non darsi per vinti, godere di ogni singola meraviglia che incrociamo lungo il sentiero, un paradiso innevato, lontano dalla concezione folle di mondo che ci siamo lasciati alle spalle.
Normale è arrivare in cima, arrivarci assieme sorpassando gli alterni momenti di difficoltà soggettiva, procedendo in squadra, gioendo assieme.
Normale è godere di questo, salutandosi con il gelo nelle ossa, ma la consapevolezza di aver scritto una pagina di vita importante, per noi normale, per altri irraggiungibile.
lunedì 14 gennaio 2013
Ante e post trekking - Trilly Trail e Snow Trail
Le cose semplici sono sempre le migliori, ma a volte le cose complicate sono le "più migliori"! :)
Ante trekking -
Prima del trekking di Brento, la premiata ditta Gio, Roby, Piero ed Ilario, mi accompagna in un giro d'apertura, che passa dalla cima del monte adone e poi si allarga fino a passare da Monte del Frate.
Sento ancora nelle ossa il lungo del giorno prima e sto attento a non strafare, anche se le gambe tutto sommato lanciano buoni segnali.
Avvolti dalla nebbia arriviamo alla cima belli contenti, po ci lanciamo in discesa, prima di accettare una delle temibilissime variazioni del Rettile. Per formare un "otto" prendiamo un sentiero strettissimo che taglia a mezza costa il contrafforte pliocenico e, in uno dei passaggi più delicati, troviamo un signore che cerca di recuperare il cagnolino, caduto qualche metro più sotto verso la scarpata. Lo seguiamo con lo sguardo recuperare la bestiola che sembra essere un pò sofferente, ma l'incidente sembra essersi comunque risolto, passiamo oltre.
Tutti iniziamo a pensare che anche noi avremmo potuto trasformarci in tanti piccoli Trilly, così si chiamava il cagnolino, sbagliando qualche passo in situazioni critiche.. ma non c'è tempo per sbagliare ed i nostri piedi ci conducono sereni all'arrivo.
Un giro fantastico, come sempre, reso ancor più particolare dal sentiero superwild di Roberta.
Post trekking
Terminato il trekking, dopo una mezz'ora di pausa pranzo, mentre la nevicata non accennava minimamente a smettere, ecco che con Monica decidiamo comunque di partire, ancora alla volta della cima del Monte Adone. Il paesaggio è spettacolare, ricoperto da un sottile strato di neve che ricopre anche il sentiero, rendendolo particolarmente insidioso.
Il passo è buono, ed il battesimo del trail (seppur assolutamente autogestito) di Monica è una vera chicca da runner, lei procede senza indugio su per la salita ed io dietro, contentissimo per la sua bella esperienza e per quello che stiamo vivendo. Occasioni così non capitano spesso.
Arriviamo sulla cima, cerchiamo di farci una foto ma l'elettronica ci volta le spalle.. batteria a zero .. allora ricorriamo al fantastico quadernetto del viandante, custodito dalla croce del Monte, per scrivere la nostra dedica.
Ripartiamo verso la discesa, dove oramai la neve aveva reso impraticabile il sentiero e il tempo passato con le chiappe a terra, sopravanzava di gran lunga quello trascorso sui piedi :)
Tra le risate ce la facciamo ad arrivare in fondo, sporchi ma contenti, per affrontare l'ultimo tratto in accelerazione continua, sulle ali dell'entusiasmo. Grande Monica!
Ante trekking -
Prima del trekking di Brento, la premiata ditta Gio, Roby, Piero ed Ilario, mi accompagna in un giro d'apertura, che passa dalla cima del monte adone e poi si allarga fino a passare da Monte del Frate.
Sento ancora nelle ossa il lungo del giorno prima e sto attento a non strafare, anche se le gambe tutto sommato lanciano buoni segnali.
Avvolti dalla nebbia arriviamo alla cima belli contenti, po ci lanciamo in discesa, prima di accettare una delle temibilissime variazioni del Rettile. Per formare un "otto" prendiamo un sentiero strettissimo che taglia a mezza costa il contrafforte pliocenico e, in uno dei passaggi più delicati, troviamo un signore che cerca di recuperare il cagnolino, caduto qualche metro più sotto verso la scarpata. Lo seguiamo con lo sguardo recuperare la bestiola che sembra essere un pò sofferente, ma l'incidente sembra essersi comunque risolto, passiamo oltre.
Tutti iniziamo a pensare che anche noi avremmo potuto trasformarci in tanti piccoli Trilly, così si chiamava il cagnolino, sbagliando qualche passo in situazioni critiche.. ma non c'è tempo per sbagliare ed i nostri piedi ci conducono sereni all'arrivo.
Un giro fantastico, come sempre, reso ancor più particolare dal sentiero superwild di Roberta.
Post trekking
Terminato il trekking, dopo una mezz'ora di pausa pranzo, mentre la nevicata non accennava minimamente a smettere, ecco che con Monica decidiamo comunque di partire, ancora alla volta della cima del Monte Adone. Il paesaggio è spettacolare, ricoperto da un sottile strato di neve che ricopre anche il sentiero, rendendolo particolarmente insidioso.
Il passo è buono, ed il battesimo del trail (seppur assolutamente autogestito) di Monica è una vera chicca da runner, lei procede senza indugio su per la salita ed io dietro, contentissimo per la sua bella esperienza e per quello che stiamo vivendo. Occasioni così non capitano spesso.
Arriviamo sulla cima, cerchiamo di farci una foto ma l'elettronica ci volta le spalle.. batteria a zero .. allora ricorriamo al fantastico quadernetto del viandante, custodito dalla croce del Monte, per scrivere la nostra dedica.
Ripartiamo verso la discesa, dove oramai la neve aveva reso impraticabile il sentiero e il tempo passato con le chiappe a terra, sopravanzava di gran lunga quello trascorso sui piedi :)
Tra le risate ce la facciamo ad arrivare in fondo, sporchi ma contenti, per affrontare l'ultimo tratto in accelerazione continua, sulle ali dell'entusiasmo. Grande Monica!
Trekking - Capitolo Uno - Monte Adone
Cronaca di una domenica passata nei pressi del contrafforte pliocenico, immersi nella nebbia, con un pò di neve nel finale.
Praticamente ci sono stati tutti gli ingredienti per ottenere una splendida giornata!
Raduniamo un bel gruppone di tredici persone, l'obiettivo è la cima del Monte Adone, con partenza da Brento.
Il gruppo è variopinto, ci sono persone già esperte di trekking ma anche nuovi appassionati, lo scopo è proprio quello di passare qualche ora di svago in compagnia, immersi nella natura, a sudare e sbuffare lungo i pendii del Monte Adone.
La parte iniziale è la più dura ed aspra, una salita praticamente verticale verso la sommità del Monte Adone, circa 200 metri di dislivello, che presto si fanno sentire ed iniziano a smorzare i "bollenti spiriti" dei partecipanti.
Nonostante la nebbia impietosa, che ci nega il panoramico fondovalle, il gruppo raggiunge compatto la cima, occasione per tirare un attimo il fiato e fare qualche foto ricordo.
La discesa, discretamente scivolosa, impegna i nostri eroi, costretti a trasformarsi in novelli tarzan aggrappati ai provvidenziali alberi che ci aiutavano a tenere un minimo di equilibrio.
L'ultimo tratto di pianura viene benedetto da una copiosa nevicata (con fiocchi grossi come nei film) che accompagna l'allegra brigata verso la nostra "base", il bar del campo sportivo di Brento (dove un simpatico ed ospitale gestore ci ha protetto dalle intemperie).
Una giornata sicuramente da ricordare, resa ancor più dura dalle condizioni meteo.
Allego l'altimetria, che tanto ha fatto sospirare alcuni dei partecipanti :) (e non solo sospirare).
Alla prossima :)
Praticamente ci sono stati tutti gli ingredienti per ottenere una splendida giornata!
Raduniamo un bel gruppone di tredici persone, l'obiettivo è la cima del Monte Adone, con partenza da Brento.
Il gruppo è variopinto, ci sono persone già esperte di trekking ma anche nuovi appassionati, lo scopo è proprio quello di passare qualche ora di svago in compagnia, immersi nella natura, a sudare e sbuffare lungo i pendii del Monte Adone.
La parte iniziale è la più dura ed aspra, una salita praticamente verticale verso la sommità del Monte Adone, circa 200 metri di dislivello, che presto si fanno sentire ed iniziano a smorzare i "bollenti spiriti" dei partecipanti.
Nonostante la nebbia impietosa, che ci nega il panoramico fondovalle, il gruppo raggiunge compatto la cima, occasione per tirare un attimo il fiato e fare qualche foto ricordo.
La discesa, discretamente scivolosa, impegna i nostri eroi, costretti a trasformarsi in novelli tarzan aggrappati ai provvidenziali alberi che ci aiutavano a tenere un minimo di equilibrio.
L'ultimo tratto di pianura viene benedetto da una copiosa nevicata (con fiocchi grossi come nei film) che accompagna l'allegra brigata verso la nostra "base", il bar del campo sportivo di Brento (dove un simpatico ed ospitale gestore ci ha protetto dalle intemperie).
Una giornata sicuramente da ricordare, resa ancor più dura dalle condizioni meteo.
Allego l'altimetria, che tanto ha fatto sospirare alcuni dei partecipanti :) (e non solo sospirare).
Alla prossima :)
sabato 12 gennaio 2013
Verso l'Ultrabericus - Prima puntata - 30k
Questa mattina mi sveglio presto e preparo il mio nuovo zaino Salomon S-LAB (uno spettacolo, più tardi lo recensirò), per uscire a fare un trail solitario da 30k, in previsione della Ultrabericus di Marzo.
Parto tranquillo, incrocio subito un gruppo di cerbiatti, e mi preparo ad improvvisare un percorso sulla base delle sensazioni.
Correre da solo è diverso rispetto al correre in compagnia, ci sono molti meno diversivi, soprattutto in una giornata con visibilità max a 20 metri causa nebbia !
Rimango concentrato sulla corsa e sui segnali del mio corpo e vado avanti, chilometro dopo chilometro, cercando sempre di rimanere sui sentieri fangosi dell'appennino bolognese.
Gestendo bene l'imprevisto di un sentiero interrotto (condito da numerose imprecazioni) da qualche fanatico della proprietà privata, riesco comunque a raggiungere il mio obiettivo, coronandolo con una discesa finale a tutta birra, che mi fa tornare a casa bombato di adrenalina!
Un bellissimo allenamento, mi ha dato proprio tanto!
Alla fine 32.8 Km e 1229 D+, ma, soprattutto, la consapevolezza di averne ancora e di riuscire ad amministrare meglio di prima le energie!
Avanti tutta!
Parto tranquillo, incrocio subito un gruppo di cerbiatti, e mi preparo ad improvvisare un percorso sulla base delle sensazioni.
Correre da solo è diverso rispetto al correre in compagnia, ci sono molti meno diversivi, soprattutto in una giornata con visibilità max a 20 metri causa nebbia !
Rimango concentrato sulla corsa e sui segnali del mio corpo e vado avanti, chilometro dopo chilometro, cercando sempre di rimanere sui sentieri fangosi dell'appennino bolognese.
Gestendo bene l'imprevisto di un sentiero interrotto (condito da numerose imprecazioni) da qualche fanatico della proprietà privata, riesco comunque a raggiungere il mio obiettivo, coronandolo con una discesa finale a tutta birra, che mi fa tornare a casa bombato di adrenalina!
Un bellissimo allenamento, mi ha dato proprio tanto!
Alla fine 32.8 Km e 1229 D+, ma, soprattutto, la consapevolezza di averne ancora e di riuscire ad amministrare meglio di prima le energie!
Avanti tutta!
martedì 1 gennaio 2013
2013: Passione ed ispirazione
Per un anno che si chiude, ecco invece un nuovo libro bianco che si apre, pronto per essere riempito da altre storie di ordinaria follia podistica.
Avere delle pagine vuote davanti può spaventare, ma personalmente mi emoziona molto, è l'unico momento in cui tutto prende forma all'interno della nostra mente, senza nessuna costrizione o vincolo dettato dalla cruda realtà.
Mi aspetta un anno in cui dovrò mettere in cascina i punti necessari a partecipare all'UTMB 2014, mi aspetta un anno in cui cercherò di varcare la soglia dei 100km e cercherò di essere presente a Chamonix, per gareggiare nella CCC, la "sorella minore" della competizione regina del trail.
In questo momento si può parlare con più tranquillità dello spirito che ci anima, che ci porta a cercare di spingere più avanti il limite, senza dover necessariamente fare i conti con infortuni, impegni quotidiani, lavoro e stanchezza.
Ora la mente è libera da ogni possibile vincolo e viene alimentata principalmente da due fattori: passione ed ispirazione.
Vestire un paio di scarpe e rimanere sui piedi per decine di ore non è direttamente correlato a fattori tangibili ma, secondo me, prende spunto da questi due vocaboli che hanno numerose sfaccettature (lo ammetto, ho dato un'occhiata anche al vocabolario).
Passione: participio passato di patire, subire l'azione di qualcosa che va ad intaccare fisico ed animo. Non è forse vero? Quanto siamo attivi e quanto invece dobbiamo essere resistenti (o resilienti, come direbbe Trabucchi) per portare in fondo l'impresa che ci siamo prefissati. La passione inoltre è qualcosa che brucia dentro, che porta a fare qualcosa di eccezionale.
Ispirazione: troviamo che ispirare sottointende un intervento divino, che va a mostrare la via da percorrere all'essere umano. Ognuno ha, in fondo, la sua divinità che lo guida, che a volte si concretizza semplicemente nei valori che una persona ha scritti dentro, altre volte si incarna nella cima di una montagna o in un paesaggio particolare.
Una miscela di questi due fattori ed il carburante per il sottoscritto è pronto per essere usato.
Tra qualche ora inizierò a scrivere le prime impressioni di questo 2013, che ovviamente non sarà nulla di innovativo, la suddivisione in anni è solo un invenzione dell'uomo moderno, ma richiederà tante conferme e porterà con se belle sorprese e anche fatti sfortunati.
Penso che una sola cosa sia scontata, la passione e l'ispirazione che si concretizzeranno in queste righe ed in questi chilometri, non verranno unicamente dal sottoscritto, ma da tutte quelle persone importanti che mi stanno vicino, ciascuno in maniera unica.
Senza i miei genitori, mia moglie, i miei amici, non sarei nulla, sarei come una bussola senza il suo nord, ed è grazie a loro se sono ancora qui, a vivere le mie passioni e a continuare a sognare.
Grazie. Buon 2013!
Avere delle pagine vuote davanti può spaventare, ma personalmente mi emoziona molto, è l'unico momento in cui tutto prende forma all'interno della nostra mente, senza nessuna costrizione o vincolo dettato dalla cruda realtà.
Mi aspetta un anno in cui dovrò mettere in cascina i punti necessari a partecipare all'UTMB 2014, mi aspetta un anno in cui cercherò di varcare la soglia dei 100km e cercherò di essere presente a Chamonix, per gareggiare nella CCC, la "sorella minore" della competizione regina del trail.
In questo momento si può parlare con più tranquillità dello spirito che ci anima, che ci porta a cercare di spingere più avanti il limite, senza dover necessariamente fare i conti con infortuni, impegni quotidiani, lavoro e stanchezza.
Ora la mente è libera da ogni possibile vincolo e viene alimentata principalmente da due fattori: passione ed ispirazione.
Vestire un paio di scarpe e rimanere sui piedi per decine di ore non è direttamente correlato a fattori tangibili ma, secondo me, prende spunto da questi due vocaboli che hanno numerose sfaccettature (lo ammetto, ho dato un'occhiata anche al vocabolario).
Passione: participio passato di patire, subire l'azione di qualcosa che va ad intaccare fisico ed animo. Non è forse vero? Quanto siamo attivi e quanto invece dobbiamo essere resistenti (o resilienti, come direbbe Trabucchi) per portare in fondo l'impresa che ci siamo prefissati. La passione inoltre è qualcosa che brucia dentro, che porta a fare qualcosa di eccezionale.
Ispirazione: troviamo che ispirare sottointende un intervento divino, che va a mostrare la via da percorrere all'essere umano. Ognuno ha, in fondo, la sua divinità che lo guida, che a volte si concretizza semplicemente nei valori che una persona ha scritti dentro, altre volte si incarna nella cima di una montagna o in un paesaggio particolare.
Una miscela di questi due fattori ed il carburante per il sottoscritto è pronto per essere usato.
Tra qualche ora inizierò a scrivere le prime impressioni di questo 2013, che ovviamente non sarà nulla di innovativo, la suddivisione in anni è solo un invenzione dell'uomo moderno, ma richiederà tante conferme e porterà con se belle sorprese e anche fatti sfortunati.
Penso che una sola cosa sia scontata, la passione e l'ispirazione che si concretizzeranno in queste righe ed in questi chilometri, non verranno unicamente dal sottoscritto, ma da tutte quelle persone importanti che mi stanno vicino, ciascuno in maniera unica.
Senza i miei genitori, mia moglie, i miei amici, non sarei nulla, sarei come una bussola senza il suo nord, ed è grazie a loro se sono ancora qui, a vivere le mie passioni e a continuare a sognare.
Grazie. Buon 2013!
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