"Tante visioni differenti della stessa cosa, che ci mostrano come la realtà in fondo sia una e che da soli non riusciremmo mai a coglierla fino in fondo."
Racconto Completo
La sveglia suona prima dell'alba, butto un occhio fuori dalla finestra e sembra di essere in autunno inoltrato, buio pesto ed una pioggerellina che cade fitta, il paese è immerso nelle nubi.
Valtournenche, un paio d'ore prima della partenza, inizio a vestirmi, contrastando la tipica vocina che dice "dagliela su e torna a letto". Mt dorme, mentre Hari mi accompagna festoso attraverso la piccola stanza divertendosi come un matto.
Prendo la macchina e mi dirigo verso Champleve, già teatro della partenza di un mio Winter Trail del 2010.
Non c'è molta gente, di sicuro non siamo alla Lavaredo Ultra Trail, mi metto in un angolino sotto il tendone con la testa in folle osservando la pioggia che scende sul bosco, vengo destato da un nome sparato dagli altoparlanti "Bruno Brunod". Si, c'è anche lui, a seguirci alla partenza, dice due parole, ma quello che più mi colpisce è il suo sguardo, aspro e penetrante, di un uomo che ha scritto pagine di leggenda vera, costruita con l'impegno, il sacrificio ed il sudore della fronte.
La partenza arriva quasi di colpo, sotto una pioggia incessante, mentre stavo facendo allegramente salotto con Mitico Jane.
Ci ritroviamo a correre.
Parto un pò troppo forte per le mie potenzialità, mi faccio trascinare un pò dall'euforia, mentre corriamo per un bel sentiero attraverso il bosco, ritorniamo giù in paese per poi attaccare la salita che ci porterà a 2.800 metri, al rifugio Duca degli Abruzzi.
La salita è particolare, non raggiunge mai pendenze eccessive, anzi si intervalla a tratti di piano o di discesa che permettono di recuperare fiato. All'inizio apprezzo questa cosa, ma quando arrivato intorno ai 2200 metri si inizia a fare un su e giù interminabile, mi viene una gran nostalgia delle salitone dolomitiche, che non ti lasciano fiato ma vanno dritte al punto!
Oramai con le gambe provate affronto una serie di guadi, sul penultimo calcolo male le distanze vado in rotazione e finisco fino alle ginocchia nel torrente, rimedio un paio di botte e temo il peggio... invece la carcassa resiste, qualche minuto di cammino per far rientrare l'adrenalina e far assestare il cervello e si riparte.
Arriviamo in cima con qualche raggio di sole che illumina la vallata, veramente spettacolare il paesaggio, sopra di noi le ultime lingue del ghiacciaio e nel rifugio un ricco buffet ci aspetta! Mangio l'impossibile, mi riempio la borraccia con la BOMBA e dopo 11 minuti (!!!) di sosta si riparte.
Da qui dovrebbe essere tutta discesa secondo i volontari.... sto cazzo! La prossima volta mi studierò meglio l'altimetria, in realtà salite insidiose si nascondono anche nella seconda metà del tracciato, ma un pò di gamba l'avevo risparmiata per fortuna.
Passiamo sopra il lago Goillet, di un azzurro quasi finto, poi lungo una vecchia ferrovia dominando sempre la vallata (il tracciato si chiama non per niente la gran Balconata), quando posso corro, è una bella sensazione sentire ancora che le gambe girano!
Arriviamo agli ultimi cinque chilometri in compagnia di Beppe (questi cinque chilometri saranno durati almeno 10 chilometri!!!) e con lui taglieremo assieme il traguardo, dopo una bella discesa attraverso i boschi appena sopra Champleve.
E' stata dura, il freddo, la pioggia e le salite hanno lasciato il segno, ma i volti dei trailer e dei volontari incontrati lungo il tracciato sono stati una grandissima testimonianza di armonia.
Di sicuro non siamo del tutto a posto, ce lo dicevamo lungo le salite intrise d'acqua, mentre il silenzio ci toglieva il respiro. Ognuno con i suoi obiettivi, ognuno con la sua piccola o grande sfida in testa, ma tutti accomunati dall'amore per la montagna e per i più, anche da un forte legame che ci spinge ad aiutarci l'un l'altro nei momenti difficili.
Questo per me è essere trail runner, senza la neccessità di ricordare tutte le salite e tutte le discese, ma con la consapevolezza che alcuni sorrisi ed alcuni visi li porto con me, tutti i giorni, assieme alle sensazioni e agli insegnamenti di quei chilometri sudati e sofferti da ognuno in maniera diversa.
Tante visioni differenti della stessa cosa, che ci mostrano come la realtà in fondo sia una e che da soli non riusciremmo mai a coglierla fino in fondo.
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