Corriamo il rischio di dare per scontato troppe cose nella nostra vita, solo perchè non ci fermiamo ad analizzarle...
E' così che mi sono unito a quel gruppo di corridori del giovedì sera, rincorrendo all'interno della struttura ossea umana un senso di imprecisione opprimente, sanabile unicamente con il logorio mentale.
Una serata di sole, panorami splendidi, gente che cerca di riposarsi e di staccare la spina da una giornata di lavoro intensa, dai problemi del quotidiano. Gente che cerca su di un prato verde un angolo di natura in mezzo ad un mare di cemento.
Ma non basta, dal ponticello ligneo partono vere e proprie autostrade da correre, su piste ciclabili, su marciapiedi, su strade secondarie, in mezzo ai boschi. Sarà la connessione con i satelliti di Jack Maps ma tutto sembra diverso, forse anche lo stesso dolore alle gambe non è più importante.
Ripenso a quanto può sembrare assurdo alle orecchie dell'uomo della strada il rianalizzare concetti scontati, ma a volte ne abbiamo bisogno, per non ricadere nella più triste monotonia mentale; forse anche per capire la direzione nella quale stiamo andando.
Tutto partì così, rimasi nella loro scia, quasi senza farmi notare, in silenzio, ascoltando i loro discorsi spaziare lungo un palco che di volta in volta si tingeva di colori diversi e che chiamava alla ribalta i più disparati personaggi.
Li ho visti ritornare alla loro giornata con il sorriso dipinto sul viso e la felicità negli occhi, li ho visti sorridere mentre si davano appuntamento alla volta seguente, li ho visti salutarsi portando nel cuore qualche sorriso in più.
Sorrisi che forse erano celati sotto qualcosa di scontato, forse proprio là, dove il "dito" si congiunge al "piede", dove un dolore riesce anche a mettersi in silenzio per un attimo... lasciandosi portare via di corsa, attraverso luoghi e momenti dove tutto viene assaporato e nulla viene dato per scontato.
Il mio nome è poco importante, ma ho già salpato in passato mari in tempesta ed ora... forse ho necessità di sostare un poco in questo porto, alcuni mi chiamano Naglfar, altri invece si limitano ad allungarmi un whisky scozzese.
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