Cammino nel buio, gli occhi ancora semichiusi che cercano di intuire la posizione del gatto, seguendo le quattro macchie bianche che danzano nell'oscurità.
Oltre i vetri la notte la fa da padrone, non riesco nemmeno a capire se sta piovendo oppure no, poco importa.
Una volta in piedi tutto è più semplice, meccanicamente mi preparo, pronto a sentire il freddo sulla pelle, pronto a sentire il profumo dei sentieri bagnati.
Qualcosa attira la mia attenzione, una luce rosa che illumina la stanza e si diffonde nei miei pensieri. Mi fermo un attimo a guardare.
Trattengo il fiato per non svegliarla e mi avvicino piano, sembra quasi non respirare, attendo un paio di secondi, sufficienti per farmi crescere dentro una sensazione di incomprensibile angoscia.
Ecco, respira.
Ora l'ansia lascia spazio ad un senso di serenità che proviene da un'altra dimensione, la sua dimensione. Sdraiata con le braccia aperte, muove appena le labbra, forse starà sognando.
"Dovrei forse stare qui a guardarla?" Ci penso sopra, mi sento un pò stupido, alle 6 di mattina già in pantaloncini corti, con in testa il programma dell'allenamento mattutino, mentre quella creatura veleggia fragilmente nel mondo dei sogni.
Per un attimo vengo travolto dal desiderio di coccolarla.
I pensieri passano veloci, come la luce che inizia ad intravedersi pallida all'orizzonte.
Sorrido. Prendo le scarpe e saluto Monica.
Il freddo fuori non è così pungente, ma sarà meglio iniziare a correre subito.
Qualche metro d'asfalto e poi si atterra sul sentiero reso pesante dalla pioggia.
Lascio indietro la civiltà, le sue luci artefatte. Accendo la frontale, un bagliore nella notte e poi buio, la luce si spegne.
Questa mattina doveva andare così, non rallento il passo, conosco bene questo sentiero, non mi serve vederlo, appeso al nulla, corro sospeso.
Sotto i piedi sento il terreno, dalla destra arriva il rumore del torrente.
Andrò avanti, devo dare il buongiorno all'alba.
Nessun commento:
Posta un commento