sabato 6 dicembre 2014

Luci d'autunno



Sono passate diverse stagioni da quando ho iniziato a correre sui sentieri.
Ho percorso molti chilometri, in diversi luoghi, uno più bello dell'altro. Dolomiti, Appennini, Monte Bianco, sono le prime località che mi vengono in mente.
Sarà il periodo di riposo forzato, o queste belle giornate di sole autunnale, che io adoro, ma in questo momento non vedo l'ora di tornare sulla collina di fronte a casa mia.

Correre in un luogo non è come viverci, è qualcosa di più, è condividere la tua passione con ciò che ti circonda, accettandone le regole.

Avrò percorso centinaia di volte quella salita, ma non la ricordo mai uguale.
Ogni giorno un differente paesaggio, l'incontro con animali selvatici, i pomeriggi assolati, i fulmini, la pioggia, le albe ed i tramonti.
E così via di mese in mese, con la successione inesorabile delle stagioni. La polvere, la neve, il fango, la rugiada che ti entra nelle vene.
E poi di anno in anno, con i sentieri che cambiano, si spostano, seguendo i movimenti della terra, le piste degli animali.

Tutto questo mutare si associa alle emozioni che mi porto dentro di volta in volta, rendendo unica ed inimitabile ogni singola salita.
Adesso vorrei essere lì, con il fiato corto, a stringere i denti per oltrepassare il tratto più duro e poi far girare le gambe urlanti nell'ultimo tratto, meno impegnativo, anticamera del crinale.


lunedì 17 novembre 2014

This is not reality

Quella sera sarebbe successo ancora.
Ancor prima di partire, mentre allacciavo le scarpe e accendevo l'mp3, sentivo che quel vento umido avrebbe portato con se qualcosa di particolare.

Pochi metri di pianura quindi salita, presto l'erba lasciava spazio ad una sottile lingua di terreno.  Il vento si faceva sempre più forte, i tuoni iniziavano a sovrastare la musica.
Procedevo verso il crinale, mentre lo sguardo incontrava brandelli di nuvole nere trascinate dal vento che, nascoste nel loro grembo, portavano le prime gocce sferzanti di pioggia.
Cadevano come frammenti invisibili di diamanti, polvere di cielo negli occhi.
I lampi si facevano più nitidi, i tuoni sempre più vicini e fragorosi.

Tornavo a quando ero bambino. Quando contavo il tempo che trascorreva tra il bagliore ed il boato. Come se  interpretare un evento, potesse riuscire a farci diventare parte attiva dello stesso.

Intorno a me esplodevano le nuvole, fondendosi con il crinale, allagando tutto quello che la vista cercava di catturare.
Grigio, uniforme, come una opprimente lastra di ghiaccio.

L'acqua, sospinta dal vento, si fondeva con la maglia, premendo sul petto tanto da farmi mancare il fiato.
Era ovunque, sembrava fosse riuscita a penetrarmi anche sotto la pelle, nei polmoni, nella mente.
Non smettevo di correre, non volevo alterare quel momento.

Mentre il mondo ricominciava a prendere i suoi colori, mi accorgevo che se ne stava li, di fronte a me.
Quella che dapprima era una figura stemperata dalla nebbia che si fondeva con le prime ombre del tramonto, una volta avvicinatomi di qualche passo, si mostrava in tutta la sua bellezza.
Non riuscivo ad andare oltre. Le gambe si rifiutavano di procedere. Trattenevo il respiro, cercando invano di amplificare i sensi.
La figura era li, a pochi passi da me. Maestosa, inarrivabile, i muscoli forgiati da sentieri nascosti agli occhi dei mortali. Sintesi estrema di purezza, vitalità e grazia.

"Dovresti cercare la felicità dentro ogni singolo istante" Parlava attraverso il vento.

Provavo a fare qualche passo in avanti, stregato dal desiderio viscerale di raggiungere quella creatura. Lei mi scrutava nel profondo, con quegli occhi cupi, e letta questa mia sciocca ambizione, tornava da dove era arrivata.

Assieme ad una debole pioggerella, scorreva via anche il tempo, in quei pochi istanti, tutto sembrava aver trattenuto il respiro.
Riprendevo a correre, cercando di fare poco rumore, di non rovinare la sacralità di quell'incontro, quando la mente veniva rapita d'improvviso dalle parole che mi risuonavano dentro :

"Everything is immaterial .. and you know that reality is immaterial ..."

martedì 11 novembre 2014

Le cose belle non chiedono attenzione

Himalaya. Un posto qualunque tra i 4000 e i 6500 metri. Sean ha una macchina fotografica  appoggiata su di un trespolo, con un mastodontico teleobiettivo.
Al suo fianco Walter, piccolo nella bufera di neve, passeggero inconsapevole di un viaggio che si chiama vita.
Nell'obiettivo lui, il Leopardo delle Nevi, il fantasma, l'animale che non si fa mai vedere. Sean non scatta. Walter si interroga, non capisce.
"Certe volte non scatto, se mi piace il momento, piace a me, a me soltanto, non amo avere la distrazione dell'obiettivo, voglio solo restarci. Dentro. Qui e ora."
La scena, malamente illustrata dal sottoscritto, è estratta dal film "I sogni segreti di Walter Mitty".
L'ho scelta per raccontare questo periodo di silenzio, dove non ho scritto, non ho pubblicato foto.
Quasi sei mesi, senza fermare con le parole il vissuto. Sei mesi in cui ho solo voluto vivere il momento.
... Come direbbe Sean ...  Le cose belle non chiedono attenzione.

martedì 6 maggio 2014

La "mia" Via degli Dei

E' passato oramai un mese. Un mese in cui questa avventura ha avuto modo di sedimentare nella memoria e nell'animo.

Un mese fa arrivavamo in una Piazza della Signoria dove, tra molti sguardi indifferenti, si concludeva in maniera trionfale il mio sogno.

Da Bologna a Firenze, lungo la Via degli Dei, in meno di 24 ore. Tutta d'un fiato.

Potrei annoiare tutti con dei numeri, con il racconto di ogni salita e di ogni discesa. Ma non lo trovo significativo.

L'album fotografico virtuale di questa Via degli Dei conterrebbe la partenza, il fango sulla pelle, le pozzanghere dove mi potevo lavare, il freddo pungente dell'acqua e del vento sulla pelle, i vestiti bagnati, il mal di gambe, Mia che rincorreva un capriolo, l'arcobaleno all'orizzonte, il tramonto su Firenze, tutti i panorami dell'appennino e tutti i volti di chi c'era ed infine, l'arrivo in Piazza della Signoria.

Quello che mi è rimasto dentro, dopo queste 22 ore passate sul sentiero, non è tanto la fatica, nemmeno il gusto dell'aver vinto una sfida con me stesso e neanche la felicità per aver vissuto una esperienza così forte a contatto con la natura.

Certo, questi elementi ci sono tutti, ma in secondo piano. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la passione che le persone hanno infuso nell'impresa.

Sono rimasto piacevolmente sorpreso da ogni loro sorriso, ogni incoraggiamento, ogni goccia di sudore, ogni parola.
Sono sempre più convinto che se sono arrivato in fondo lo devo a loro. Se siamo arrivati in fondo è stato merito loro.

Quegli angeli che mi hanno accompagnato da prima dell'inizio a dopo la fine, ognuno con le proprie peculiarità, costituendo un gruppo fantasticamente affiatato, hanno messo le ali ad un'idea che altrimenti non avrebbe mai preso il volo.

Scrivere i nomi di tutti risulterebbe stucchevole e, con la mia mente bacata, correrei il rischio di dimenticare qualcuno.

A quelli che hanno riservato un pensiero vero, hanno dedicato un augurio sincero, sono stati al mio fianco nella concretizzazione di questo sogno, hanno guidato macchine ed allestito ristori, percorso sentieri bagnati e pesanti, attraversato la nebbia, sfidato il vento, gioito con me in Piazza della Signoria, a loro va la mia gratitudine più pura.

Avete avverato un desiderio, novelli Aladino in un'epoca dove sognare non va più di moda.

Siete voi la "mia" Via degli Dei. Grazie.